La coralità linguistica di Bruce Nauman alla mostra “Contapposto Studies”, presso Punta della Dogna, libera i pensieri espressivi sull’idea dell’ancoraggio di un qualsiasi corpo. La sua ricerca si manifesta dall’introspezione antropologica dell’evoluzione di gestualità plurime, trasversali, sempre diverse così da poter convivere in una singhiozzante “sonorità”, sovente interrotta dall’imprevisto, dalla pausa. La sua area di riflessione esplorativa non si limita a barriere che possano comprimere “l’azione in campo” dei performer.
Nauman, quindi scandisce come una grande partitura orchestrale il tempo e, non per ultimi quei momenti nel quale il fruitore dovrà immergersi “in situ” per azionare i vari dispositivi digitali (tablet, occhiali 3D) e tutti i più aggiornati dispositivi high tech della nostra epoca. Nel mentre visioni a 4K svelano indagini fenomenologiche sui comportamenti dell’enunciazione diretta ed indiretta dell’immagine fisiognomica. Quest’ultima tipologia, a mio avviso, è riscontrabile ed evidente nella ricerca intitolata Nature morte (2020). In esse Nauman non è raffigurato nel suo studio, ma è inversamente rappresentato da tutti gli oggetti che ne compongono, nel disordine, l’ambiente identitario (es. la tazzina da caffè).
Gabriele Romeo